LA CURA

Parigi – le mie scarpe dopo la maratona (foto p.Capitini)

Alzo gli occhi.

Quattro vigili gazze sullo steccato; altre quattro beccano grassi vermi resuscitati dalla pioggia.

Oltre la linea dei quercioli un cielo stropicciato di pioggia si appoggia sulla montagna di Sant’Oreste. Più indietro, nell’indifferenza immobile dell’ultimo orizzonte, gli Appennini sono oggi di un bianco incongruente.

Abbasso lo sguardo e corro, la salita mi taglia il fiato. Dal fosso pieno d’acqua grigia il sentiero di sassi rosa riemerge e sale ancora per interminabili pochi metri e io corro la mia corsa ostinata.

Sento l’aria d’inverno entrare nei polmoni. E mi lava.

Nepi (VT) Cascata di cavaterra (foto p.Capitini)

Il sudore salato sugli occhi mi lava.

Il profumo del prato e del fango, il bronzo delle foglie di quercia sul sentiero, il sentore di cielo e di muschio, tutto mi lava mentre ostinato corro la mia corsa anziana.

Passi intimi che calpestano luoghi noti solo a me; passi che non provano vergogna del mondo.

E’ la mia cura.

ROMA…camminarci dentro come una cura.

dicembre 2020

Camminare le farà bene” – mi aveva detto il medico – “vedrà che l’umore migliorerà”. Di fronte all’ipertensione e a un sonno irregolare gli era di certo parso il consiglio giusto.

D’altra parte non me l’ero sentita di rispondere che pur correndo da anni l’umore e la pressione non erano migliorati un gran che. Tuttavia il mio passato militare mi aveva fatto ubbidire senza far storie, dirigendo passi poco convinti verso una giornata romana di temporali imminenti.

A differenza di Milano, Roma vive la pioggia senza rassegnazione; come un affronto personale e per dispetto spegne i suoi colori, sostituendo rumori consueti con un indistinto, viscido strusciare di pneumatici.

Che dire, atmosfera perfetta per una passeggiata poco convinta.

Quelli di seguito sono alcuni dei miei passi… perché non tutti quelli che vagano sono senza meta.

Mare – 2020

Il mare non è fatto per il natale.

Niente odore di foglie secche, di terra, di muschio o di legna bruciata. Nell’infinita risacca grigia dell’inverno non c’è odore di casa. La mia città è così. Per le strade un profumo vago di sale e nafta bruciata e quando, come oggi, tira bora da est, di mare morto.

Le città di mare sono posti nervosi, poco inclini alle tranquille luminarie delle feste.

Ti fanno sempre la solita domanda, secca: resti o te ne vai?

Chi se ne va vive sulla banchina in attesa della sua nave: un lavoro, un amore o un’occasione, poco importa.

Chi resta volge le spalle a quel mare grande che – come diceva Paolo Conte -… si muove anche di notte e non si ferma mai… lasciando però accesa una brace di paura.

E’ questa l’atmosfera perfetta per un natale imperfetto, dove ci scambieremo speranze e non regali o dove, come invita un cartello filosofico di una vetrina buia, ci trasferiremo“15 metri più avanti”.

Per adesso vi lascio qualche scatto nei colori dell’incompletezza e della fantasia: il bianco e il nero (al grigio non fate caso).