Piazza San Pietro 8 maggio 2025

una testimonianza

Via Ottaviano, quartiere Prati, Roma. Sto tornando verso casa, al di là di piazza San Pietro, camminando verso Piazza Risorgimento. Ogni tanto butto un’occhiata a una vetrina, ma in fondo ho solo voglia di tornare a casa. Da lontano arriva un suono di campane. Tante campane. Guardo l’orologio: sono  da poco passate le 18. Mi giro e chiedo a un ragazzo “Ma che hanno fatto il papa?” , Mi conosce o meglio mi riconosce “Si genera’, l’hanno fatto proprio mo!” e mi saluta con il saluto militare. Il fatto viene notato dalla pattuglia della polizia all’inizio della strada che per non saper né leggere, né scrivere saluta a sua volta. Potere di youtube o della TV, chissà.

Dal momento che stavo  già andando verso quelle parti mi incammino per vedere se mi fosse riuscito di vedere qualcosa. E mi accorgo che con me, decine, centinaia di persone stanno facendo la stessa cosa. Camminano verso San Pietro. In molti corrono.

Mi metto sulla scia di un frate cappuccino con una falcata da marciatore olimpico e in un batti baleno immergo nel fiume ciabattante e poliglotta che punta alla piazza ma di entrare già non se ne parla. Carabinieri gentilissimi ma risoluti ci fanno segno che la piazza ormai è colma. Nessuno se la prende e io neppure. C’è sempre un piano “B”.

Il mio si chiama via dell’Erba. Per chi non fosse pratico di piani “B”, via dell’Erba è una traversa di via della Conciliazione. Arrivo e mi accorgo però che circa 100.000 persone hanno già seguito il mio piano “B”. Mi ricavo uno strapuntino di mezzo metro quadro dal quale riesco a vedere bene il maxischermo e – fortuna delle fortune – guardando attraverso un’arcata intravedo anche la finestra dalla quale si affaccerà il nuovo Papa.

Vicino a me una coppia spagnola di mezza età, un qualche nibelungo alto due metri proveniente dalla Lapponia mentre dietro scoprirò avere una coppia di portoghesi. Si aspetta. Strano a dirsi ma nessuno sembra interessato a chi sarà il nuovo Papa. Sembra che tutti si abbia solo voglia o bisogno di un nuovo Pastore.

Intorno me si respira una educazione da collegio svizzero, quella che Roma decide di concedersi nelle occasioni davvero importanti. E’ tutto uno “scusi” e un “prego”. Ogni tanto qualche “please” o “Por favor”. Si aspetta, si aspetta. e si aspetta ancora finché non arriva la Guardia Svizzera seguita a breve dal battaglione di formazione delle forze armate italiane. Seguono una serie di convenevoli militari che mi rendo conto di capire solo io. Si aspetta ancora. Poi la finestra si apre e credo il protodiacono, creando una suspance degna de “L’Isola dei Famosi” , finalmente legge la formula di rito. “Nuntio vobis gaudium magnum. Habemus Papam…” seguono una serie di titoli in latino fino ad arrivare al nome:  Robertus Franciscus Prevost”. Il mio microcircolo multinazionale si guarda in faccia. Ci confermiamo vicendevolmente di non aver capito chi sia. Nessun problema. Aspettiamo.

Si affaccia finalmente il Papa, vestito finalmente da Papa. Ha la mozzetta rossa, la stola, e il crocifisso al collo. Sembra d’oro, non in alluminio come quello del defunto Francesco. A me questa cosa piace e non è sfuggita neppure alla coppia spagnola: “Mira esto es un Papa vero!”. Dalla loggia il Papa Vero intanto sorride e ci guarda smarrito. Sorride e non parla. Sorride e tira su con il naso. E’ così emozionato che fa emozionare anche me. Certo che per essere un Leone, sebbene il quattordicesimo, è un tantino timidone, ma ci sta subito simpatico.  Ci sono troppe cellule telefoniche agganciate tra via della Conciliazione e piazza San Pietro per cui hai voglia tu a googlare Prevost per vedere chi è. Nulla. Il mistero s’infittisce. Chi è? Da dove viene? Parlerà un italiano decente?

Poi un sollecito chierico avvicina un microfono e anche Leone il Timido deve parlare. Prende fiato e dice la frase più bella del mondo: “La pace sia con tutti voi”. E prosegue ricordandoci che quello fu il saluto del Cristo Risorto agli apostoli. Parla di Pace. Tante, tante volte. Una pace Disarmata. Una pace Disarmante. Parla di uomini, di impegno di fede e di popolo di Dio che si deve affidare al Cristo senza paura, mano nella mano. Ci dice che è un frate agostiniano e citando Sant’Agostino dice “Sono cristiano con voi e sono Vescovo per voi. Più parla e più la gente lo ascolta come un assettato riceve l’acqua. Dice cose vere. Dice cose giuste, ma soprattutto tutti, ma proprio tutti, abbiamo la sensazione che senta nel profondo quel che ci sta dicendo. Non solo ci crede, ma lo sente.

Non avevo mai sentito 200.000 persone recitare l’Ave Maria, ma l’abbiamo fatto. Non avevo mai visto 200.000 persone farsi il segno della Croce all’indulgenza e alla benedizione. E l’abbiamo fatto. Alla fine, papa Leone rientra,  riassorbito dalla facciata di San Pietro. Quel che non si dilegua è l’atmosfera di letizia che è nel frattempo scesa su quelle strade e piazze, compresa via dell’Erba. Pian piano la folla defluisce ed è una folla festante.

Mi rendo conto che è il popolo cattolico che si presenta al mondo. Che riconosce il suo pastore, che non è né un capo, né un leader, né un politico. E’ quello che c’ha fatto recitare l’Ave Maria. Mi rendo conto che io, proprio io ne avevo davvero bisogno, e il mio cuore che batte forte me l’ha ricordato.

Ogni tanto c’è bisogno di contarsi, di riconoscersi nel fratello che ti è a fianco dal quale tutto ti separa se non la fede e l’emozione che hai sentito entrare dentro di te.

Erano anni che non provavo un’eco simile. Non ho più rammentato, ma ho ricordato i momenti del mio passato nei quali mi ero sentito vicino a ciò che non capivo e non che tutt’ora non capisco ma che mi da speranza. Si rammenta infatti con la ragione, ma si ricorda solo con il cuore.  

2 pensieri riguardo “Piazza San Pietro 8 maggio 2025

  1. Bellissimo articolo.
    Ero a San Pietro, per caso, il giorno che Francesco ci ha lasciati e ho avuto le stesse sensazioni sue.
    Solo che lei le racconta divinamente.
    Rosalba Tenace

  2. commovente articolo le impressioni molto simili alle mie…credo sia un pontefice un po’ mediatore fra le varie correnti che mettevano a rischio l’unità della Chiesa …Francesco forse per quanto apprezzabile l’umiltà dimostrata aveva una natura un po’ “anarchica” …questo papa svolgendo tanti anni in missione ha toccato con mano l’esperienza della sofferenza dei popoli bisognosi sotto tutti i punti di vista…staremo a vedere l’emozione colta nei suoi occhi trasmette una gran bontà

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